Apertura al pubblico dei depositi dal 30 aprile
Una bella storia di riscatto di un luogo straordinario, Palazzo Venezia, che per troppo tempo è stato trascurato. È il commento del Ministro della Cultura, Dario Franceschini, sul nuovo progetto di allestimento del Palazzo, curato dalla direttrice dell’Istituto VIVE, Edith Gabrielli e dall’architetto Michele De Lucchi e presentato con una conferenza stampa. “Durante la mia prima visita al Palazzo Venezia, il primo anno in cui ero ministro, ricordo la moquette per nascondere i fasci littori su gli splendidi pavimenti di marmo. Una parentesi se pur grave della nostra storia non può cancellare questo luogo”, ha raccontato il Ministro. Da qui è partita l'idea della riscoperta del Palazzo, delle sue collezioni straordinarie e diverse cose nel frattempo sono state definite: il collegamento col Vittoriano grazie alla fermata della metropolitana consentirà l’accesso diretto ai due musei del Vittoriano e di Palazzo Venezia; il trasferimento della Biblioteca di archeologia e storia dell’arte nella sede più idonea a palazzo San Felice. Un Progetto, quello del restyling, che godrà di tre milioni e mezzo di finanziamenti ai quali si aggiungeranno due milioni del PNRR. “L’istituzione dei Musei autonomi ha dimostrato, in questi anni, di essere un ottimo strumento che sta contribuendo con successo alla modernizzazione del sistema museale nazionale”, ha aggiunto il Ministro, “e il nuovo allestimento dei saloni monumentali di Palazzo Venezia segue appieno questa direzione”. E gli fa eco la direttrice dell’Istituto Vive, Edith Gabrielli. “A poco più di un anno dalla sua piena operatività, dicembre 2020, l’istituto VIVE (Vittoriano e Palazzo Venezia) inizia a produrre i risultati attesi: dal 1 di aprile 395 mila visitatori hanno affollato l’uno e l’altro sito e aumenteranno sempre di più grazie alle visite guidate e al servizio educativo e ai quattro cicli di conferenze su musica, storia, architettura e storia dell’arte, con illustri curatori, che consentiranno di intercettare diversi tipi di pubblico”. Il progetto prevede il riallestimento dell’intero piano nobile del palazzo compresa l’ala tra Piazza Venezia e via del Plebiscito: dieci stanze che costituiscono il nucleo più antico dell’edificio e la cui costruzione risale alla metà del Quattrocento per volere del cardinale Pietro Barbo divenuto Papa nel 1464. Le sale sono sempre state colme di opere d’arte anche dopo il passaggio del Palazzo allo stato italiano, nel 1916, quando divenne grande museo nazionale. Negli anni Ottanta le sale furono svuotate e utilizzate solo per esposizioni temporanee. Centinaia di oggetti furono confinati nei depositi e da qui l’idea di riallestire il piano nobile.
Le scelte museologiche
“Miriamo a fare di
Palazzo Venezia un luogo in grado di ripercorrere la grande tradizione
artistica e artigiana del nostro Paese con una particolare enfasi per l'età
storica”, ha fatto sapere Edith Gabrielli, “un luogo che racconti la capacità
tutta italiana di trarre opere d’arte dalle materie con le tecniche più disparate
eppure con unità di intenti; un filo rosso e dunque un percorso fatto di
dipinti e sculture ma anche di tessuti, ori e argenti, vetri, avori e così via”.
Ed è esattamente qui il senso della presenza di Michele de Lucchi, un maestro
del Made in Italy, che ha sempre dimostrato attenzione e interesse per il saper
fare italiano e per il rapporto privilegiato con l’oggetto, un architetto
capace di tenere insieme tecnologia e artigianato. Il progetto sarà eseguito in
tre fasi di cantiere e ciascuna fase corrisponde ad un arco cronologico preciso:
dai pezzi più antichi ai più moderni. La prima fase parte dall’età classica e
arriva fino alla fine del XV secolo passando attraverso il Medioevo (250 opere)
e sarà pronta a cavallo del nuovo anno; la seconda prevede l’allestimento delle
opere cinquecentesche e dovremo aspettare la primavera del 2023; la terza e
ultima fase comprende gli oggetti dal Seicento fino ai primi del Ventesimo secolo e si concluderà
per la fine del 2023. L’intensa fase di ricerca sulle collezioni come una
decina di pezzi dell’età classica custodite nei depositi del Palazzo consentirà
di riscoprire, grazie a nuovi percorsi che saranno allestiti, opere come, per
esempio la Testa Hertz giunta con il lascito di Henriette Hertz. Esteso sarà anche
lo spazio destinato al Medioevo, periodo di cui il palazzo conserva opere al di
fuori del comune come la Lunetta della nicchia dei Palli: oggetto in bronzo dorato
del 1215 realizzato per San Pietro in Vaticano al tempo di Innocenzo III. La
lunetta coronava la nicchia dove venivano collocati i palli dei vescovi, sottili
stole che i pontefici consegnano agli arcivescovi in una cerimonia che si
ripete dal Sesto secolo. Anche il numero dei pezzi del Quattrocento e
rinascimentali è considerevole, fra queste la gotica e preziosa Madonna con
bambino di Zanino di Pietro, uno dei pochi pezzi datati e firmati da questo Maestro
e anche fra i meglio conservati e il rinascimentale busto di Paolo II eseguito
dallo scultore toscano Nino da Fiesole.
Le scelte museografiche
“Un progetto di allestimento che mi ha spinto a ragionare su che cosa sono gli oggetti, su come li distinguiamo dalle cose qualsiasi, su come distinguiamo l’arte da quello che non è arte e da come distinguiamo quello che vale da quello che non vale”, ha spiegato Michele De Lucchi. “E questo è il compito dell’allestimento: lasciare che gli oggetti, le sculture, i quadri raccontino chi sono, da dove vengono, chi li ha realizzati che uso gli è stato dato nel tempo e che uso gli diamo noi oggi. Gli oggetti parlano e questo parlare è una seduzione straordinaria. Voglio mettere in mostra la seduzione di oggetti di matrice e tecnologie diverse, fatti da artigiani e artisti, e mettere insieme competenza e talento. Quel talento che abbiamo in Italia, che per qualche magia abbiamo conservato, e che ancora oggi è operativo e produttivo. Il saper fare con le mani di noi italiani è quanto ci invidiano molti paesi. Il mio compito è combinare questa architettura straordinaria con gli oggetti e la loro seduzione”.