Le vie del Gusto

Il Salento che non ti aspetti


Un Salento che non è soltanto splendide spiagge in cui crogiolarsi al sole d'estate, ma tante realtà custodite nell'entroterra che fanno bella mostra di sé nell'alternarsi di ulivi secolari e millenari, vigneti e macchia mediterranea in un percorso a ritroso nel tempo. Così, sin dagli albori dell'umanità, nel susseguirsi di Menhir e Dolmen che a Giurdignano si possono ammirare dall'abitato alle campagne circostanti, prende il via il mio viaggio che  lascia a bocca aperta davanti allo spettacolare e immenso  mosaico della Cattedrale di Santa Maria Annunziata ad Otranto, fra i più importanti del medioevo italiano, capolavoro del monaco Pantaleone. 
Nella Cappella dei Martiri sono conservati i resti degli ottocento abitanti di Otranto massacrati e decapitati dai Turchi sul Colle della Minerva il 14 agosto 1480 per non aver rinnegato la fede cristiana. Le reliquie dei martiri sono deposte in sette grandi armadi e dietro il marmoreo altare è conservato il "sasso del martirio" sul quale, secondo la tradizione, avvenne la decapitazione. Il Salento, per la sua posizione strategica, stretto tra l'Adriatico e lo Jonio, è stato da sempre soggetto a conquiste.
A testimoniarlo, le Torri di avvistamento Normanne e Saracene, disseminate su tutta la costa. Fra le più visitate, Santa Caterina che risale al XVI secolo e domina l'omonima cittadina da una sessantina di metri dal livello dal mare, ed uno scatto fotografico è d'obbligo per la bellezza del panorama.   
Torri, ma anche Castelli come quelli di Otranto, Gallipoli e l'aragonese di Castro dove sarebbe custodita la statua del III sec. a.C della dea Afrodite, ritrovata qualche mese fa durante gli scavi in pieno centro storico. Di proporzioni doppie rispetto a quelle naturali, e dalle fattezze avvolte in un raffinato drappeggio, questo reperto fornirebbe la prova che la “rocca con il tempio di Minerva”, narrata da Virgilio nell’Eneide e approdo del mitico Enea (figlio del mortale Anchise e della Dea Afrodite) in fuga da Troia, fosse proprio qui, nel basso Salento.

 Non solo i capolavori dell'arte, si possono apprezzare in questi luoghi, ma anche del gusto. Fermarsi alla Caffetteria Ducale a San Cassiano, per uno spuntino, ci riporta indietro nel tempo ai sapori della cucina contadina: purè di fave e peperoni, grano saraceno con ceci e cozze, le sagne 'ncannulate, rigorosamente fatte a mano, e per finire l'Arancello della casa.
 
 
Proseguendo l'itinerario nel tempo, si arriva alle testimonianze del barocco, visibili nei decori delle tante chiese di Nardò fra le quali spicca la Cattedrale di Santa Maria Assunta, basilica del 1080 nata sulle rovine della Chiesa di Santa Maria di Nerito e al cui interno preziosi affreschi e un imponente crocifisso del XIII secolo, in legno di cedro nero.
Sui resti di un castello medievale sorge invece la Chiesa dell’Immacolata, risalente al 1580, uno capolavoro in pietra leccese. Per rimanere in tema di spiritualità c'è Copertino che vanta la Chiesa di San Giuseppe che custodisce la stalla dove nacque il Santo dei voli e protettore degli studenti, e la reliquia del suo cuore. Di fronte la chiesa la casa paterna e il Santuario di Santa Maria della Grottella, l'antico eremo dove il Santo passò gran parte della sua vita.
Il Tacco d'Italia è pure famoso per il suo olio ei  suoi vini che soprattutto in quest'area vanta importanti cantine come Castello Monaci a Salice Salentino. Dimora dei proprietari che gestiscono l'azienda da quattro generazioni, il Castello risale ad un insediamento di antichi monaci francesi della prima metà del XVI sec. ed è circondato da piante di ulivi e vigneti: scenario incantevole per trascorrere momenti di relax degustando i prodotti tipici accompagnati dal vino qui prodotto, visitando la cantina di tufo che conserva una serie infinita di barriques e scoprendo l’evoluzione dei vitigni autoctoni nel museo interno allo stabilimento risalente agli anni Trenta.
Negli ultimi anni il Salento si è dotato di nuove strutture ricettive come affittacamere e B&B ricavati in antichi casali e masserie ristrutturate. L’Antico Casale, in località Veglie, risale alla metà dell'Ottocento e ti accoglie al mattino con un paesaggio che pare un dipinto: pascoli erbosi dove una infinità di pecore vagabondano lacerando il silenzio col tintinnio delle campanelle. Deve essere per questo che i latticini, da queste parti, hanno un sapore speciale e al solo pensiero vien l'acquolina in bocca. Da qui si parte alla scoperta della Valle della Cupa, una grande depressione carsica, un'area geografica ben definita, con al centro Lecce, a cui fanno da corollario numerosi centri, 12 dei quali del Gal Valle della Cupa: Squinzano, Surbo, Trepuzzi, Novoli, Arnesano, Monteroni, San Pietro in Lama, San Cesarie di Lecce, Lequile, San Donato, Cavallino, Lizzanello.
 La presenza di terreni fertili, la facilità di prelevare acqua da una falda poco profonda, facilitarono lo sviluppo e gli insediamenti nell'area che ancora oggi conserva il fascino intatto di queste campagne costellate di antichi casali e masserie dall'architettura semplice come Santo Blasio, a Surbo, che sorge sulle rovine di quello che, durante la dominazione romana, pare fosse una sorta di ufficio della dogana dove si imponevano dazi e gabelle a chiunque volesse introdurre prodotti e merci nella città di Lecce a soli 3 chilometri di distanza. Recentemente riportata al suo antico splendore è dotata di sole cinque camere arredate in stile tipico locale. Merita almeno una notte fosse solo per il piacere di gustare, a colazione, i pasticciotti, dolci tipici del zona, preparati dalla padrona di casa.
Attorno ad una torre fortificata del XVI secolo sorge invece la Masseria Melcarne, azienda agrituristica abbracciata dallo Jonio e l'Adriatico è un punto di partenza strategico per visitare la vicina medioevale Abbazia di Cerrate, il Parco naturale di Rauccio e le bellezze barocche di Lecce. Il cibo, qui, è superbo anche perché i piatti sono a base di prodotti a km 0 e le ricette tramandate da generazioni.
C'è un posto che non si può tralasciare in un viaggio da queste parti: il  Convento dei Francescani di Lequile che fu costruito nel primo ventennio del 1600. Tutto è rimasto come un tempo: Il chiostro con il pozzo centrale, gli splendidi undici affreschi del 1692, che rappresentano la Via Crucis. Caratteristica del convento è il Refettorio, caratterizzato da scene dipinte sugli schienali e dagli affreschi rappresentanti l'incontro di San Francesco e San Domenico sulla parete dell'ingresso e La cena del Signore sulla parete frontale. Un vero e proprio tesoro è la  biblioteca che custodisce antichi manoscritti dal 500 al 700.
Terra di olio fin dall'antichità, la Puglia conserva numerosi frantoi ipogei che meritano di essere visitati per capire la storia della gente del luogo e un esempio ben conservato si trova a Gallipoli dal cui porto prendeva il largo l'olio lampante che per lunghi anni ha sostenuto l'economia locale. Lo testimonia anche la bellezza di una delle Chiese gioiello della città Santa Maria della Purità, sede anche dell'omonima confraternita a cui appartenevano gli scaricatori di porto le cui generose offerte contribuirono a trasformarono questo luogo in un autentico capolavoro con le 4 grandi tele laterali di Liborio Ricci che rappresentano il vecchio e il nuovo testamento. Quaranta anni fa per restaurare la tela con la moltiplicazione dei pani e dei pesci si scoprì un tavolato che nascondeva 4 affreschi rappresentanti i 4 evangelisti forse della fine del 500 e allora fu creato un sistema che solleva la tela e svela queste opere ritrovate con un effetto sorpresa che lascia i visitatori incantati. Di grande pregio anche la statua in carta pesta di Santa Cristina, dell'800 e la tela della Madonna della Purità è di Luca Giordano. per visitare tutte le chiese di Gallipoli non basterebbe una giornata ma è assolutamente da almeno la Cattedrale dedicata a Sant'Agata, con i dipinti del XVI e il XVIII.
Non lontano da Gallipoli, a Racale, c'è un luogo della memoria che merita spunti di riflessione: il Museo dell’Emigrazione, inaugurato lo scorso settembre, realizzato nell'ambito del Progetto di Cooperazione Interterritoriale "Pugliesi nel Mondo" che ha l'obiettivo di promuovere i prodotti e i valori identitari del territorio del GAL Serre Salentine (Alezio, Alliste, Casarano, Collepasso, Galatone, Gallipoli, Matino, Melissano, Neviano, Parabita, Racale, Sannicola, Taviano, Tuglie) prima di proseguire alla volta di
Alezio dove l'Agriturismo Rosso Terra, caratterizzato da antiche e caratteristiche Pajare, (costruzioni rurali in pietra, circolari) e da una masseria in stile coloniale dalla tipica forma a "staffa di cavallo" accoglie i suoi ospiti avvolgendoli nella quiete della campagna.

Ci lasciamo alle spalle il rosso della terra che caratterizza le campagne di questi luoghi e veniamo inondati dall'azzurro del mare che si mescola in mille sfumature sotto i riflessi di quel sole che qui, anche nelle uggiose giornate d'inverno, regala una luce sotto i cui raggi tutto splende di rara bellezza.
Siamo nel Territorio del Gal di Santa Maria di Leuca, di cui fa parte anche Ugento che con lo scopo di promuovere un sistema integrato di gestione dei Beni Culturali del territorio si è dotata di un Sistema Museale  di cui fanno parte la Collezione Archeologica "Adolfo Colosso", all'interno dell'omonimo Palazzo, ed il nuovo Museo archeologico nell'ex Convento dei Francescani di S. Maria della Pietà.

Importanti reperti che vanno dalla Preistoria al Medioevo affiancati da pannelli didattici si possono ammirare insieme agli splendidi affreschi della Cappella della Madonna del latte di cui ne esistono rare rappresentazioni. Degni di nota l’imponente Tomba dell’Atleta, risalente alla fine del VI sec. a.C., scoperta nel 1970 ma soprattutto la copia della statua dello Zeus di Ugento, capolavoro della bronzistica magnogreca. 

Di paese in paese si arriva a Specchia dove perdersi fra i suoi vicoli del borgo medievale è un piacere per gli occhi, E non è un caso se dal 2004 fa parte del Club “I borghi più belli d'Italia” e nel 2013, è stato tra i 20 Comuni italiani  che hanno ottenuto il riconoscimento di "Gioiello d'Italia" dal Ministero della Cultura e Turismo. Il suo borgo antico dal 1995 ospita il Progetto Pilota dell’ “Albergo Diffuso”, realizzato dal GAL Capo S.Maria di Leuca, che ad Alessano, invece, ha realizzato il laboratorio dell’emigrazione all'interno di Palazzo Legari. Il LABE si fa promotore, sul territorio del Capo di Leuca, di tutta una serie di iniziative finalizzate a recuperare il legame storico e culturale tra le comunità locali e il fenomeno migratorio che le ha riguardate, con la prospettiva di costruire un ponte con le comunità emigrate. 
 
E non poteva terminare in luogo migliore di questo, il nostro viaggio alla scoperta del Salento: a Santa Maria di Leuca, definita dai Romani “De Finibus Terrae”, cioè ai confini della terra, per indicare l’estremo limite dei “Cives” (cittadini) romani, al di là del quale cominciavano i “Provinciales” (i coloni).
Inondata da una luce accecante, non a caso Leuca gli deriva dal greco “Leucos” (la) la si può ammirare dall'alto del Capo di Leuca dove sorge il Santuario che domina quel tratto di mare caratterizzato da due strisce colorate una azzurro chiaro e l'altra blu a segnare di netto il coloro dei rispettivi Mar Mediterraneo e Mar Jonio chein questo tratto di costa, a detta dei locali, si incontrerebbero.
Scendendo sul lungomare invece le splendide ville ottocentesche lussuose abitazioni delle ricche famiglie salentine che qui venivano a villeggiare. Particolarità unica, poi, sono le cosiddette “bagnarole”: si tratta di piccoli ambienti costruiti sulla scogliera, con all’interno una vasca ricavata nella roccia e riempita d’acqua. Queste costruzioni erano utilizzate dalle dame per fare il bagno senza farsi vedere. Alcune di esse sono ancora in piedi e si possono ammirare dal lungomare.



 

 

 

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