lunedì 29 aprile 2024

Made in Italy: la rivoluzione del cotone passa per il bio

 

Condividiamo l’ipotesi di creare un etichetta 100% Made in Italy che possa rappresentare l’autenticità e l’eccellenza lungo tutta la filiera”. Lo ha detto il ministro delle Imprese del Made in Italy, Adolfo Urso, al primo Tavolo nazionale dedicato alla filiera del cotone bio 100%, tenutosi al Mimit, rispondendo alla richiesta avanzata da

Sustainable Fashion Innovation Society, (SFIS), associazione di marchi e produttori ecostenibili della moda e del design. In rappresentanza degli imprenditori dell’intera filiera produttiva (coltivazione e giuntura, filato, tessitura, confezione e vendita), la presidente del SFIS, Valeria Mangani, ha chiesto un’etichettatura ad-hoc 100% Made in Italy, ovvero, la creazione di una Certificazione di Provenienza e Qualità del cotone 100% Made in Italy, Iniziativa accolta con plauso anche da Andrea Rambaldi AD di FashionArt S.p.A. (eccellenza nella confezione, compartecipato da Chanel).


A partecipare al primo Tavolo nazionale dedicato alla filiera del cotone bio 100% Made in Italy, con la presidente di Sustainable Fashion Innovation Society, Valeria Mangani, gli imprenditori Manlio Carta, presidente Cotone Organico di Sicilia e Riccardo Cammalleri vice presidente Investment Capital Solutions S.p.A; Michele Steduto e Pietro Gentile- GEST Cotone Organico di Puglia. Presenti all’incontro esponenti della filiera, degli enti locali e delle Istituzioni.

Abbiamo portato all'attenzione del Ministro due esempi di eccellenze del nostro made in Italy messe in campo da due imprenditori lungimiranti e coraggiosi del sud Italia durante il Covid - ha detto la presidente Valeria Mangani dopo aver presentato le case history di successo - ma per preservare questa eccellenza occorre il sostegno del governo'.

Fin dall’inizio l’esperimento del cotone è stato un successo per l’imprenditore Manlio Carta di COS-Cotone Organico di Sicilia, che ha coinvolto i principali brand italiani come Oviesse, fino a quelli del lusso come Chanel. Una storia di filiera agricola produttiva vincente, made in Italy, che parte dalla Sicilia e arriva a Padova passando per Bergamo (Coltivazione e giuntura COS Cotone Organico Sicilia, Palermo; Filato Eurotessile SPA, Bergamo; Tessitura:Berto E.G. Industria Tessile, Padova; Vendita Fashion Art, Padova).

Ma dove ci porta il futuro del cotone? La nuova proprietà di COS, Gloria Terrae S.r.l. Società Agricola del Gruppo ICS-Investment Capital Solutions S.p.A., fa intendere che non vi è solo la moda per questa nobile pianta, ma bensì una virtuosa partnership con l’agrivoltaico. ICS SpA infatti si prepara a mettere a dimora entro i prossimi 4 anni 1.000 ettari di cotone organico nel territorio siciliano. Nel Gargano invece, gli imprenditori Michele Steduto e Pietro Gentile di GEST- Cotone Organico di Puglia, avranno la filiera 100% made in Italy da ottobre 2024 dopo un investimento pari a 2.000.000 di euro per un impianto di ginnatura a Capitanata (FG). Entrambi i cotoni, siciliani e pugliesi, sono certificati GOTS.

Ma il cotone non è solo fibra e come hanno sottolineato gli imprenditori pugliesi e siciliani presenti al Tavolo, “per gli imprenditori agricoli vi sono anche altre opportunità: l’olio di semi per cosmesi e farmaceutica, il seme che può essere utilizzato in zootecnia, la biomassa dei residui vegetali utilizzabile per la produzione di energia”. E qualcosa in questo direzione è già stata messa in atto con successo.

L’Italia fino alla seconda guerra mondiale era uno dei maggiori produttori di cotone, ma dagli anni ‘60 con l’avvento delle fibre sintetiche, il prodotto estero e il peso dei costi di produzione dovuti alla raccolta del cotone, esclusivamente a mano, hanno posto fine alla produzione. Dopo 50 nasce così dalla volontà di imprenditori lungimiranti del sud Italia, la prima filiera di agricoltura tessile del cotone 100% made in Italy, che si rafforza grazie alla reintroduzione del cotone nella recente riforma della PAC-Politica Agricola Comune. Ma si può fare di più.

L’intervento del Ministro

Nel ricordare che il cotone è stato inserito dopo 50 anni nella recente riforma della Pac il Ministro Urso si è rivolto agli imprenditori presenti al Tavolo complimentandosi per aver ripreso la coltivazione del cotone nel nostro Paese e per averlo fatto in modo sostenibile e innovativo poiché “quello del made in Italy sostenibile è proprio l’obiettivo che si propone il governo. E bello, ben fatto e sostenibile è anche quello che chiedono i consumatori globali particolarmente attenti alla tracciabilità del prodotto.” Il Ministro ha fatto sapere che “grazie alla recentissima riforma della Pac (Politica agicola comune) ci saranno le condizione per poter accedere agli incentivi europei per la certificazione biologica e questo supporto è essenziale per poter garantire un cotone ecologico e competitivo a livello internazionale”. Inoltre, ha aggiunto: “Condividiamo l’ipotesi di creare un etichetta 100% Made in Italy che possa rappresentare l’autenticità e l’eccellenza lungo tutta la filiera. Nel nostro disegno di legge quadro sul Made in Italy che è stato approvato dal Parlamento a dicembre, è stato creato un fondo per la transizione verde e digitale per la Moda con stanziamento iniziale di 5 milioni per lo scorso anno e di dieci milioni di euro per quest’anno. Il Piano transizione 5.0 che stiamo dispiegando queste settimane stanzia 13 miliardi di Euro complessivi per l’innovazione digitale e l’efficientamento energetico anche attraverso installazioni e impianti di tecnologia green per le imprese. Per quanto riguarda la formazione il Piano di Transizione 5.0 a differenza dei precedenti Piani industria 4.0 consente che il 10% delle risorse possano essere utilizzate per la formazione del proprio personale affinché possa acquisire le competenze necessarie all’utilizzo dei nuovi strumenti di digitalizzazione e tecnologia green. Quindi da parte del Ministero delle Imprese del Made in Italy l’impegno a realizzare i vari provvedimenti che saranno concepiti e approvati dal Parlamento nel corso di questa legislatura, sempre più attenti a livello anche europeo e internazionale a sostenere anche questa filiera del cotone biologico”.

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