Le mani d'oro di Burano
Le mani d'oro di Burano sono della signora Paola che da quando era piccola ha imparato dalle suore l'arte di quel ricamo che ha reso famosa l'Isola di Burano. Un'arte difficile che si tramanda da generazioni. Pensate che per ricamare un ventaglio occorrono tre mesi; come ci spiega la signora Paola nel video girato nello storico negozio Dalla Lidia Merletti di Burano
l'Alta Moda italiana si salverà
Parola di Marco Coretti
A Madonna di Campiglio lo shopping fa rima con natura
Alpine Cashmere, cosmetici e prodotti gastronomici rigorosamente bio
Alpine Cashmere è un cashmere totalmente italiano, o meglio Trentino, un prodotto di nicchia ecologico e sostenibile, con filiera tracciabile e realizzato secondo principi bio, che contraddistinguono in tutto l’azienda agricola La Selvatica, allo Chalet Fogajard di Madonna di Campiglio (TN) dove si allevano le capre Cashmere: quaranta morbidissimi batuffoli che compongono l’unico allevamento Trentino di questa razza, scelta dai proprietari di Chalet Fogajard poiché in grado di vivere in climi freddi grazie al suo prezioso sottovello (il cashmere, appunto). E più il freddo è intenso, migliore è la qualità della fibra prodotta. Il cashmere viene tessuto a mano, per realizzare pashmine, stole e plaid soffici e caldissimi, in vendita allo Chalet. Natura e sostenibilità sono le caratteristiche di altri prodotti creati grazie al latte di capra cashmere: le saponette neutre preparate a freddo, il delicato bagno doccia, le creme viso e corpo, dall’intenso potere idratante, che si ricavano dal nutriente latte ricco di Omega3. Ma non solo sciarpe e cosmetici, tra le specialità prodotte: miele di montagna, grappa ai mirtilli neri e ratafià di lampone, tutti rigorosamente bio.
A Napoli nella Bottega dei Calace
Maestri liutai dal 1825
Molti
artigiani hanno una storia da raccontare che è la storia di un territorio e che
spesso diventa spunto per un viaggio. Come Raffaele Calace, maestro
liutaio che nella sua "bottega" di Napoli, nel cuore di un forziere
magico, Palazzo Sansevero, porta aventi con la figlia Annamaria, alla sesta
generazione, l'arte liutaria iniziata dalla sua famiglia nel 1825 da Nicola
Calace. Raffaele apre le porte del suo regno a curiosi e
appassionati di musica che giungono a lui da ogni parte del mondo. Entrare in questo luogo è un'esperienza che
apre il cuore e la fantasia, non solo per l'amore che gli artigiani mettono nel lavoro, ma anche per lo stupore nel veder
trasformato un pezzo di legno in un vero capolavoro d'arte destinato, nella
maggior parte dei casi, ad attraversare l'oceano per giungere nelle mani di
chissà quale artista. I sei dipendenti di questa piccola azienda danno alla
luce ben 50 mandolini in due mesi ed il 90% della produzione viene esportata. "Il grosso lo mandiamo in Corea e Giappone dove questo strumento viene suonato in molte orchestre importanti", fa sapere Raffaele.
"Nell'artigianato artistico ti porta aventi la qualità del prodotto e saper guardare aventi come, per esempio, essere presente su internet". La canzone napoletana ha diffuso il mandolino nel mondo. Se ascoltiamo il suo suono non possiamo non pensare a Napoli. Non tutti però sanno che fu proprio il nonno di Raffaele, nei primi del Novecento, a trasformare il tradizionale mandolino legato alla musica popolare napoletana, in uno strumento da concerto. E compose pure più di 180 opere per strumenti a plettro meritandosi la definizione di “Paganini del mandolino” per la forza e l’espressività delle sue opere; fu grande concertista di liuto cantabile applaudito in tutto il mondo; studiò e perfezionò il mandolino rendendolo lo strumento evoluto di oggi e fu editore delle sue opere. Per la sua incredibile ed incessante attività ebbe un gran numero di riconoscimenti ufficiali di grande importanza tra i quali la croce del Sacro Tesoro Giapponese. Raffaele, sull'esempio del nonno, continua a sperimentare e ad oggi ha brevettato una quarantina di mandolini da concerto che "hanno una 'marcia' in più". Il costo di questo strumento oscilla dai 700 euro a quattro volte il suo prezzo perché come spiega "oltre alla prestazione sonora può essere oggetto prezioso d'arredo quando è decorato con madreperla vera e tartaruga". E per queste decorazioni, ci pensa la figlia Annamaria esperta nell’arte del traforo. La fabbricazione del mandolino comincia dalla cassa plasmata su una sagoma in legno pieno mettendo insieme sottili doghe di palissandro o d’acero. In una fase successiva si utilizza legno d'abete per la tavola armonica, lievemente inclinata a fuoco per ottenere il suono vivace che è proprio di questo strumento.
Sul retro della tavola si applicano bacchette di legno, le cosiddette catene che servono in parte per tenere insieme lo strumento, mentre la catena di risonanza si sviluppa in obliquo per calibrare la vibrazione delle corde. I mandolini verniciati vengono poi messi ad essiccare. E più è lento il processo di essicazione, migliore è il prodotto". Raffaele potrebbe dirsi soddisfatto per quello che è riuscito a realizzare ma lui ha ancora un grande desiderio: "aprire a Napoli il museo del mandolino".
molto interessante
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